Del denaro o della gloria by Laura Lepri

Del denaro o della gloria by Laura Lepri

autore:Laura Lepri [Lepri, Laura]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo V

“La perfida e rabiosa concorrentia”: furti, soprusi,

angherie, falsi e patacche.

Le lotte fra gli editori. E l’ira funesta degli autori.

Turnover: potrebbe definirsi così quello che succedeva fra le maestranze di una stamperia dell’epoca, un mercato del lavoro in perenne fermento, sovraeccitato.

Forse a causa dei ritmi insostenibili – o perché l’officina era costretta a chiudere, stritolata da esposizioni economiche che non vedevano adeguati rientri –, gli addetti ai torchi e i battitori cambiavano di continuo in numero e identità, magari per andare a lavorare presso un altro stampatore dove, spesso e volentieri, spifferavano informazioni su quello che si stava producendo nella stamperia abbandonata.

E altrettanto spesso succedeva che, per vendetta o per pochi spiccioli di ricompensa, qualcuno trafugasse una copia di un testo fresco di stampa e lo passasse alla concorrenza: “La perfida e rabiosa concorrentia la qual regna e destruze questa calamitosa arte. La qual concorrentia solum mediante el benigno aiuto de Vostra Serenità potrà fugere”, si scriveva nel 1512 alle istituzioni veneziane, per sollecitare l’ennesima richiesta di tutela governativa in forma di privilegio.

Non sarà privo di suggestione apprendere dagli storici della lingua che le prime attestazioni di quella temibile parola – nell’accezione che vale ancora oggi di “situazione di competitività di beni o servizi” – si riscontrano proprio in ambito editoriale.

La scrisse con rabbia, ben prima di quella data, anche Aldo Manuzio in una supplica che rivolse nel 1496 alla signoria di Venezia affinché gli venisse riconosciuta l’invenzione, e l’esclusiva per vent’anni, dei caratteri greci.

Temeva, Aldo, che “per invidia non li sia facto concorrentia”, e voleva che le istituzioni lo proteggessero dai contraffattori. Aveva faticato molto, investito in tempo e denaro, per mettere a punto quelle forme di alfabeto antico, insieme agli artigiani incisori in grado di produrle in “novi modi”; per cui, se qualcuno degli stampatori cittadini ne fosse entrato in possesso, lui ne avrebbe ricevuto “grandissimo danno”, avvertì quasi disperato. Non poteva permetterselo.

C’era, in effetti, una mano artigiana di grande abilità dietro ai caratteri greci che contribuirono non poco a far crescere la sua fama di raffinato editore: apparteneva al bolognese Francesco Grifo, o Griffo, personaggio quasi del tutto oscurato dalla gloria aldina.

Fu lui, figlio dell’orefice Cesare Grifo, a realizzare i punzoni di ben quattro serie dell’alfabeto greco che Manuzio intendeva proteggere con la supplica del ’96. Si erano appena incontrati a Venezia, ma già l’incisore poteva vantare una buona esperienza di grafico, maturata a Bologna, dov’era nato, e fattasi ancor più robusta presso alcuni tipografi veneziani. Aveva tutte le carte in regola, quindi, per ambire alla collaborazione con il più autorevole stampatore della città. Cosa che avvenne.

Qualche anno dopo, il Grifo mise a punto quel carattere corsivo che comparve, sia pur in due sole righe, nelle Epistole di Caterina da Siena e poi, distesamente, nelle Bucoliche di Virgilio del 1501. Intanto, era già intervenuto nella stampa dell’opera prima di Pietro Bembo, De Aetna (pubblicata nel ’96) e nell’Hypnerotomachia Poliphili, capolavoro editoriale del catalogo aldino.

Fu proprio il suo corsivo, più compatto e scorrevole del carattere romano – per



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